Vedere complotti “gender” dove non esistono produce un dibattito assurdo e fuorviante

Condivido qui la risposta che ho dato a mezzo stampa al consigliere regionale della Lega Stefano Bargi

 

Assistiamo all’ennesimo surreale grido d’allarme lanciato dalla Lega. Il consigliere regionale Stefano Bargi ha parlato di “complotto gender” denunciando lo stanziamento da parte della Regione Emilia-Romagna di circa 1 milione di euro per 44 progetti a sostegno delle politiche per le pari opportunità e per combattere le discriminazioni.

 

Dal consigliere leghista viene denunciata la capacità delle iniziative finanziate dalla Regione di “incidere in modo ideologico sull’educazione dei bambini in età scolare”. La domanda che pongo al consigliere Bargi è questa: «Educare al rispetto del prossimo, alla valorizzazione delle differenze, a sviluppare relazioni oneste ispirate dalla parità delle parti, a riconoscere e contrastare le discriminazioni è “propaganda gender”? Semplicemente no.

Continuare con questa vera e propria truffa culturale della “propaganda gender” fingendo di non vedere un problema reale della nostra società è intellettualmente disonesto

 

Dietro ogni discriminazione si nasconde una sofferenza e continuare con questa vera e propria truffa culturale della “propaganda gender” fingendo di non vedere un problema reale della nostra società è intellettualmente disonesto. Come politici, rappresentanti di tutta la popolazione, abbiamo il dovere di fare attenzione alla sofferenza di ciascuno, anche delle ragazze e dei ragazzi che non riescono a vivere ed essere come si sentono e come vorrebbero,  e delle loro famiglie, spesso sole ed emarginate nell’affrontare situazioni difficili».

 

Le scuole e gli educatori sono molto attenti al coinvolgimento dei genitori su tutti i temi. Trovo sia presuntuoso e arrogante pensare che un consigliere regionale, per quanto preparato, possa insegnare loro il mestiere.

 

Voglio aggiungere un ulteriore elemento, che fa emergere quale sia la giusta direzione che le istituzioni tutte devono prendere nella lotta alle discriminazioni per la parità di genere, in risposta ad attacchi come questo, che ribadisco essere strumentale.

 

Proprio ieri in Commissione parità e diritti delle persone in Regione Emilia-Romagna, tante città e comuni hanno condiviso il lavoro e l’impegno della rete RE.A.DY., coordinata tra l’altro dalla Città di Torino (che ricordo essere governata da una giunta del M5S con cui la Lega condivide gli oneri e gli onori di questo Governo) per avviare azioni positive contro le discriminazioni dovute all’orientamento sessuale e all’identità di genere come impone l’art. 3 della Costituzione.