Rigassificatore di Porto Viro: interrogazione in Regione

rigassA 15 chilometri dalla costa adriatica veneta, al largo di Porto Viro, in un’area tra le province di Ferrara e Rovigo, è collocato il rigassificatore Adriatic Lng, della società Terminale di Gas Naturale Liquefatto, operativo dal mese di settembre 2009.

La capacità dell’impianto è pari a 8 miliardi di metri cubi di gas: sfruttata nel 2013 al 64 per cento, e, nel 2014, al 54 per cento, nel 2015 l’utilizzo del rigassificatore ha superato il 70 per cento, con l’arrivo di 67 navi metaniere. Le navi arrivano prevalentemente dal Qatar trasportando gas liquefatto, oggetto di rigassificazione dell’impianto. Nel corso del 2015, il terminale ha immesso nella rete nazionale gasdotti 5,6 miliardi di metri cubi di gas; nel 2014 erano stati 4,3 i miliardi di metri cubi trattati.

La concessione marittima scade nel 2050, mentre l’impianto ha avuto la prima Autorizzazione Integrata Ambientale nel 2009 ed ha una certificazione triennale in scadenza la cui domanda di rinnovo è in attesa dell’autorizzazione conclusiva da parte del Ministero dell’Ambiente. In queste procedure – è bene sottolinearlo – la nostra Regione non è direttamente coinvolta visto che il rigassificatore ha sede in Veneto.
Tuttavia l’Emilia-Romagna ha dovuto segnalare al Ministero dell’Ambiente le criticità costituite dall’aumento del cloro attivo all’interno dell’acqua utilizzata per il ciclo produttivo, dalla consistente diminuzione della temperatura dell’acqua nel processo, e dalla necessità di contenimento e recupero degli scarichi; al contempo ha chiesto dati sui monitoraggi ambientali e di convertire l’impianto di raffreddamento a ciclo chiuso. Preoccupazioni sono state espresse dalle associazioni di pescatori della zona, da amministratori locali e ricercatori sull’attività del rigassificatore e del suo impatto sull’ecosistema marino.
Per questo il PD in Regione (prima firmataria la collega Lia Montalti) ha presentato un’interrogazione alla Giunta regionale – che ho sottoscritto – chiedendo quale modello di condivisione delle informazioni emerse dal monitoraggio sia stato adottato per coinvolgere i territori interessati e le loro amministrazioni, quali siano i risultati derivati dall’attività di indagine sull’alterazione dell’ecosistema marino e dei cicli riproduttivi della fauna ittica, quali accordi siano intercorsi con il ministero e la Regione Veneto per garantire la tutela dell’area e quale sia stato l’esito della richiesta di adottare miglioramenti degli impianti per minimizzare l’impatto ambientale.
La questione oltre che dal punto di vista ambientale, potrebbe avere effetti negativi sull’industria ittica, ed in particolare sull’attività di coltura dei molluschi, compromettendo l’attività economica di molte imprese locali.