Il futuro dei trasporti in Emilia-Romagna

Il mio intervento su Il Resto del Carlino di Bologna (sabato 12 dicembre 2020)

Collegamenti più rapidi, sostenibili e adeguati ad alleggerire il traffico su gomma attorno ai poli urbani e industriali. L’Emilia-Romagna del futuro dovrà consentire la circolazione di persone e merci in sicurezza e velocità, tenendo conto delle esigenze dell’epoca post-covid.

Puntiamo sul ferro, visto che siamo la Regione con il parco rotabile più giovane d’Italia, e all’intermodalità con investimenti e progetti che riguardano le due ruote. Venendo da una città di cui le biciclette sono un simbolo, voglio ricordare l’impegno per la Rete delle ciclovie regionali e la micromobilità. Un modo per riappropriarci, con gentilezza, dei nostri ambienti urbani e dei paesaggi.

Andiamo avanti con i progetti che completeranno la rete infrastrutturale regionale e di collegamento tra nord e centro Italia. Progetti ambiziosi e onerosi; basti pensare che solo gli interventi di Autostrade per l’Italia sulla rete di riferimento regionale nel breve e medio periodo, ammontano a due miliardi.

La Grande Rete infrastrutturale regionale presto si arricchirà di alcune opere attese da anni, se non decenni. La Cispadana, che collegherà A13 e A22 da Ferrara sud a Reggiolo-Rolo; la terza corsia della A13 Padova-Bologna, il nodo viario tra Pedemontana e Val d’Enza, la bretella TiBre, il nuovo collegamento fra Ravenna e il raccordo Ferrara–Porto Garibaldi, il completamento della tangenziale di Ravenna e la riqualificazione dell’asse E45/E55 che interessa la Romagna.

Irrinunciabile infine è la risoluzione del nodo del Passante di Bologna: dopo l’avvio del People Mover, è l’opera su cui focalizzarci nell’area metropolitana.