Coop false, la relazione finale della Commissione speciale

A febbraio 2018 si è insediata la Commissione assembleare speciale di ricerca e studio sulle cooperative cosiddette spurie o fittizie. Ho partecipato come componente a questa Commissione, voluta per approfondire il fenomeno della falsa cooperazione senza però scadere nell’accusa generalizzata al mondo della cooperazione, i cui vertici sono da tempo impegnati in uno sforzo per individuare e perseguire le irregolarità che si annidano anche fra i propri associati.

A novembre 2019 i lavori della Commissione (a questo LINK potete verificare ogni passaggio dei lavori) si sono conclusi andando oltre una mera fotografia di questo fenomeno che negli ultimi anni sta inquinando l’economia e il lavoro anche nella nostra Regione. Dalla Commissione è infatti uscita una relazione che propone un cruscotto operativo per stanare le coop false o cosiddette spurie.

La proposta parte dall’individuazione di venti potenziali indicatori generati dall’incrocio di banche dati di vari soggetti. È introdotta la novità del controllo sociale come strumento aggiuntivo rispetto al controllo sanzionatorio al fine di combattere i fenomeni della falsa cooperazione. Una proposta di creazione di un ambiente digitale che fornisce una serie di informazioni, accessibile a tutti e in grado di fornire informazioni comparative e abbattere ogni alibi del “non sapevo”.

Il lungo e approfondito di questi mesi è stato utile per fare l’identikit di una cooperativa falsa.

Presenta un elevato numero di soci-lavoratori a fronte di una quota esigua di capitale versato. Ha breve durata (massimo 2 anni), per eludere i controlli, e si configura come una ‘scatola vuota’, cioè viene costituita per trasferire blocchi di personale da una cooperativa a un’altra senza un atto giuridicamente rilevante e per svolgere solo determinate prestazioni o fasi di lavorazione (mono committenza), al fine di ridurre i costi del lavoro. Fornisce esclusivamente manodopera e non presenta immobilizzazioni strumentali o know-how. Ha patrimonio netto negativo, costo per unità di personale inferiore ai minimi sindacali e indebitamento bancario quasi inesistente se confrontato col fatturato, al fine di eludere tracciabilità e controlli. Condivide con altre cooperative un’unica sede legale e, nei vari passaggi da una coop all’altra, mantiene gli stessi amministratori e la stessa base occupazionale (lavoratori). Presenta irregolarità contributive (mancato versamento dei contributi previdenziali), amministrative e fiscali e spesso non ha un bilancio di esercizio approvato. Inoltre, non è iscritta alle centrali cooperative, è praticamente priva di attività sindacale interna, eccettuate sigle di comodo che stipulano contratti ‘pirata’, e non applica un contratto collettivo sottoscritto dalle organizzazioni sindacali comparativamente più rappresentative. Infine, non ha un regolamento interno e la partecipazione alle assemblee dei soci-lavoratori è pressoché inesistente.