Agricoltura, in Emilia-Romagna crescono le imprese Bio

L’Emilia-Romagna è sempre più bio. Negli ultimi quattro anni sono aumentate le aziende (+68%) oltre che le superfici (+72%) destinate a questo genere di colture. Dati che attestano la regione come la prima in Italia per numero di imprese di trasformazione.

Oltre 152 mila ettari di campi coltivati, il numero di operatori attestato a 6.231 al 30 giugno di quest’anno. Grazie anche al sostegno della Regione: grazie all’ultimo bando del Psr 2014-2020 sono stati erogati 17 milioni di euro all’anno per i prossimi 5. I dati, dunque, fotografano un settore in piena crescita e in ottima salute.

Il biologico made in Emilia-Romagna, con i campi coltivati senza l’uso di prodotti chimici di sintesi corrisponde al 15% dell’intera superfice agricola utilizzata (Sau) in regione. Circa il 70% in più rispetto al 2014. Oltre 5.040 imprese agricole, il 68% in più dal 2014. Un incremento costante, senza soste, che pare aver conosciuto un’ulteriore accelerazione sulla scia dell’ultimo bando ad hoc del Programma regionale di sviluppo rurale 2014-2020, datato 2018, che ha registrato un’altissima adesione.

Sono infatti 2.613 le domande ammissibili. 1.851 già finanziate, per un totale di 11,3 milioni di euro di contributi annui. Le restanti 762 domande saranno finanziate a breve, portando il totale dei finanziamenti erogati a 17 milioni di euro all’anno per i prossimi cinque. In questo modo saranno coperte tutte le domande presentate con quest’ultimo bando, per un totale di 130 mila ettari.

Sono questi alcuni dei numeri che hanno fatto da contorno alla partecipazione della Regione Emilia-Romagna al Sana, il salone del biologico e del naturale che festeggia quest’anno il 30^ compleanno.

L’Emilia Romagna è la quinta regione in Italia per numero complessivo di operatori e la prima per quanto riguarda le aziende di trasformazione. L’obiettivo è continuare a crescere, sull’onda di una crescente domanda da parte di consumatori sempre più attenti alla salubrità e alla tutela ambientale.

Questo trend positivo sta garantendo buone prospettive di reddito alle imprese agricole emiliano-romagnole. Nella regione sono presenti tutte le filiere del biologico, dall’ortofrutta ai cereali, dal latte per il Parmigiano Reggiano alle carni e ai salumi. Le imprese più numerose sono non specializzate; ad esse si affiancano quelle che si occupano della moltiplicazione delle sementi, di mangimistica e di uova, che detengono la leadership nei rispettivi settori in ambito nazionale.
In futuro si continuerà a garantire il sostegno finanziario del Psr, puntando a rafforzare l’assistenza tecnica ai produttori soprattutto in campo ortofrutticolo favorendone i processi di innovazione e sviluppo, massimizzando il valore del settore primario.

Il settore in cifre

6.231 imprese attive nel settore del biologico
5.043 agricole
1.188 si occupano di trasformazione e commercializzazione

La ripartizione delle imprese biologiche per provincia

Oltre 152 mila ettari di campi coltivati “Bio”

  • Seminativi 82%
  • Prati e pascoli 12%   
  • Vite 3%
  • Frutta 2% 

L’ascesa del biologico negli ultimi anni sta contagiando anche il settore zootecnico, con gli allevamenti bio che ormai sfiorano quota 1.170, aumentati di circa l’11% dal 2016.

Per convincere gli agricoltori a convertirsi al biologico e compensare i maggiori costi per le aziende la Regione eroga per i primi cinque anni dopo il passaggio al metodo “naturale” un contributo che varia dai 126 ai 742 euro ad ettaro all’anno, secondo il tipo di coltura.  Incentivi lievemente più bassi – da 90 a 668 euro all’ettaro – per chi si è già convertito. Per la zootecnia i contributi variano da 370 a 425 in fase di conversione e da 333 a 383 euro all’ettaro all’anno per il mantenimento. Per agevolare l’adesione al bio sono stati semplificati gli adempimenti burocratici; inoltre viene riconosciuta una priorità “trasversale” a favore del biologico per molte altre misure del Psr (formazione e informazione, investimenti in azienda, giovani, innovazione e ricerca, certificazione, ecc.).